Chissà perché certi abbandoni sono così netti e certe riconquiste così vaghe.
(Chiara Gamberale)
Questo luogo ha una storia lunga quasi un secolo, situato tra dolci colline dell’Emilia, era stata scelto dai signori del posto come sito ideale dove costruire il proprio maniero. Nel 1248 Bertrando Rossi edificò infatti qui sull’alto della collina che dominava il paese, dove già era presente un cappella, il suo castello, aveva scelto questo luogo strategico proprio per difendersi al meglio dai guelfi.
Nel 1408 fu conquistato da un’altra famiglia, ma poco tempo dopo ritornò tra i possedimenti rossiani. In questo periodo era conosciuto come “Castel Maria di Caronia”, in onore a Pier Maria II De Rossi. Nel 1480 Pier Maria Rossi, assegnò nel suo testamento il castello di Carona come altre rocche dell’appennino al figlioBeltrando. Ma nel 1482 nella guerra fra i rossi il castello fu occupato dalle truppe ducali, con un nuovo attacco fu dinuovo in mano ai Rossi ma non al legittimo erede. Solo al termine della guerra che sancì la sconfitta di Guido De Rossi il castello divenne finalmente proprietà di Bertrando.
Ma le disavventure per questo luogo non erano ancora finite! nel 1495 durante una nuova battaglia tra gli eserciti francese e della Santa alleanza anti-francese, il castello venne incendiato dalle truppe svizzere assoldate dal re francese Carlo VIII.
Dopo altri passaggi di proprietà all’interno della famiglia De Rossi, l’ultimo proprietario, Scipione, oberato dai debiti contratti, lo cedette nel 1666 al Comune di Parma, che però lo lasciò in stato di abbandono. Nel XVIII secolo i pochi resti rimasti furono recuperati dai Gesuiti che costruirono una villa, adibita a residenza estiva del Collegio dei Nobili.
L’istituto di formazione pre-universitaria, destinato ai giovani aristocratici di età compresa tra i 10 e i 20 anni provenienti da tutti gli stati italiani ed europei si prefiggeva lo scopo di formare le nuove classi dirigenti dell’epoca, istruendo giovani nobili non solamente nelle discipline letterarie, ma anche nelle arti cavalleresche e nei costumi sociali; per questo motivo, erano alternate ore di studio, di lavoro e di svago, sia, durante l’autunno, l’inverno e la primavera, a Parma sia, durante l’estate, nelle residenze di villeggiatura. Le ore di svago prevedevano l’organizzazione, oltre che di giochi e di passeggiate, anche di esercizi cavallereschi e, durante la villeggiatura estiva, di battute di caccia nei boschi circostanti. Venivano inoltre allestiti nel teatro spettacoli di prosa, di ballo e di musica; grande importanza era data infine all’educazione religiosa.
Villa Carona rimase così fino alla seconda guerra mondiale. Dal 1943 al 1945, la struttura venne occupata da soldati. In seguito fu abitazione di alcune famiglie per poi venire abbandonata al suo destino avvolta dalla vegetazione.
La struttura della dimora è caratterizzata da un ampio fabbricato di 3 corpi disposti a U con lunga facciata a tre piani interrotta da un loggiato a 3 arcate. Due corpi laterali a due piani delimitano un cortile interno, completato sullo sfondo da una cappella in cui rimangono solo più i resti dell’altare . Nel periodo che fu abitata dai gesuiti venne data molto importanza alla parte esterna, alla cura del verde, che divenne parte integrante della struttura e della vita di quanti l’abitavano. Ora è diventata una selva impenetrabile purtroppo. Nel mondo urbex viene soprannominata anche Villa Carogna per dei resti rimasti in una delle stanze del pianterreno, mi hanno detto che in un angolo della dependance ci fosse una specie di studio musicale per le prove di un gruppo ma sinceramente non l’ho trovato o magari l’accesso ora mai è chiuso proprio dai rovi che dominano intorno alla struttura