IL COTONIFICIO ABBANDONATO
Ogni lavoro, anche filare il cotone, è nobile; il lavoro è l’unica cosa nobile
THOMAS CARLYLE
2° PARTE – IL COTONIFICIO
Nel XIX secolo l’industria del cotone diventò una delle attività più proficue al mondo. Il suo sviluppo fu dovuto innanzitutto all’ascesa del ceto medio e dalla richiesta di nuovi tessuti di qualità da affiancare alla seta e alle fibre tessili preesistenti trattate fin dall’epoca romana (lana, canapa, lino).
L’industria cotoniera italiana nacque e si sviluppo prevalentemente lungo la linea delle risorgive ai piedi dell’arco alpino. Partendo da Pordenone fino ad arrivare a Biella, in Piemonte, facevano parte di questo comparto tessile Thiene, Vicenza, Schio, Bergamo, Brescia, Como, Milano, ecc..
Queste città dell’Italia si affermarono come i massimi produttori in Europa, posizione che mantennero per circa tre secoli. Questo predominio nella produzione di cotone dell’Italia settentrionale si ottenne per due ragioni. In primo luogo perché era rimasta un’esperienza di un’antica e ancor viva tradizione di produzione laniera, che aveva lasciato un’abbondanza di operai qualificati, mercanti ricchi di capitale ed esperti nel commercio a lunga distanza. In secondo luogo, perchè il Nord Italia aveva facile accesso al cotone grezzo: ai suoi inizi, infatti l’industria locale dipendeva totalmente dal cotone dell’Oriente mediterraneo, come quello dell’Anatolia occidentale e della regione che oggi corrisponde alla Siria. Dopo che i progressi nei trasporti consentirono spedizioni più economiche di merci all’ingrosso, Venezia divenne il primo porto franco del cotone in Europa (una sorta di Liverpool del XII secolo). L’abilità con cui Venezia riuscì a inserirsi nel commercio del Mediterraneo e infine a dominarlo, fu cruciale appunto per il successo dell’industria cotoniera del Nord Italia.
Dalla fase preindustriale e della lavorazione domestica (dal quattrocento al settecento) in cui il cotone veniva filato e tessuto nelle campagne, nelle manifatture domestiche, per uso e commercio locale; si passo ad una propria e vera industria moderna (da inizio ottocento ai primi del 900). Dalle piccole industrie tessili si sviluppano i grandi cotonifici realizzati da imprenditori prima da svizzero-tedeschi e poi da importanti famiglie italiane.
Ma verso gli anni 50 per questa attività inizio un vero e proprio declino, macchinari non all’avanguardia, condizioni dei lavoratori non ottimali e soprattutto la motivazione della produzione di cotone ormai globale e quindi facilmente reperibile ovunque a costi più bassi sposto questa lavorazione in Asia e nel sud del mondo da dove inizialmente era stata sradicata. Mano a mano le grosse aziende cresciute negli anni con migliaia di lavoratori non riuscendo ad innovarsi e a stare al passo con la concorrenza estera chiusero.
Questa infatti non è la prima azienda tessile che vedo abbandonata in Piemonte, non voglio entrare nel merito della storia individuale di questo piccolo complesso, ma far riflettere su come grossi cambiamenti in questi ultimi decenni hanno investito le nostre nazioni modificando produzioni che per anni sono stati il fulcro della nostra economia. Trasformando così per sempre il tessuto industriale e la situazione lavorativa del nostro paese con la perdita di tantissimi posti di lavoro.
Ma sono scappati direi che starebbe meglio in un museo tutte queste cose invece di lasciarle marcire magari al museo della scienza e della tecnica.
Probabilmente s e si offre questa possibilità a gente come Armani e facile che rimetta tutto a posto e diventi un museo.
Comunque belle foto