La chiesa gialla abbandonata ai piccioni
Le cascine le ho sempre amate. Quelle di una volta, almeno.
Quelle con i fienili raggiungibili solo con la scala a pioli, con immense aie assolate, granai ombrosi.
Quelle dove ancora esiste, per l’abbeverata di umani e non umani, la sorba dell’acqua. E poi amo le stalle coi nidi delle rondini. Il loro gorgheggiare, il loro sfrecciare dentro e fuori le basse finestre.
(Danilo Mainardi)
Esistono le chiese e gli Oratori, non avevo mai capito la differenza vera e propria e l’ho scoperta proprio facendo delle ricerche per questa chiesa, o meglio su questo oratorio. Questi ultimi sono ugualmente un luogo sacro destinato al culto divino pubblico ma differenza della prime, che sono per tutti i fedeli, sono eretti per determinate persone fisiche e a volte hanno limitazioni per l’ingresso di altri fedeli.
Nell’attuale legislazione canonica si hanno tre classi di oratori. Pubblico è l’oratorio eretto per una confraternita, comunità e collegio, o anche per persone private, ma con diritto d’accesso agli altri fedeli almeno nel tempo delle sacre funzioni; semipubblico, è quello eretto in favore d’una comunità o d’un determinato ceto di fedeli, senza che sia libero l’accesso ad altri; privato o domestico è quello eretto nelle case private a favore soltanto d’una famiglia o persona privata.
Siamo stati qui in un pomeriggio di inizio estate, il Cielo era blu, i campi intorno verdissimi, nessuno nei dintorni sembrava un luogo di pace e tranquillità ma arrivati qui abbiamo visto i cartelli che questa cascina è terreno di guerra, si fa per dire parliamo di softair più un gioco che una guerra. Ma sicuramente il Signor Giovanni, proprietario del fondo che fece costruire l’oratorio nel 1737 non penso si immaginasse che la sua cascina e i suoi poderi fossero destinati ad essere usati per questo. In realtà la chiesetta forse si è salvata dalla “guerra” ma è stata purtroppo sommersa dai piccioni.
L’Oratorio è un piccolo gioiello attribuibile peraltro ad un famoso architetto del tardo barocco lombardo. Suo infatti, secondo gli studiosi, il disegno della piccola chiesetta. Un edificio di non piccole dimensioni perchè aperto anche al pubblico avendo la facciata prospiciente alla strada, mentre l’abside è all’interno del fabbricato.
La cascina, all’angolo della quale sorge, è un classico esempio di architettura agricola ed una delle più grandi in territorio. Una vecchia corte tanto grande da ospitare, nel massimo del suo splendore, sino ad una ventina di famiglie.
Fino agli anni 70 il prete ci diceva ancora messa, venivano celebrati i matrimoni della zona. Il tempo era segnato dal duro lavoro dei campi, ma sicuramente le pause nell’aia di questa cascina dovevano essere simili a veri e propri incontri di una piazzetta di paese. Questa cascina era considerata una frazione del paese, un piccolo borgo nell’800 che man mano è andato scomparendo fino a 30 anni fa quando se n’è andata anche l’ultima famiglia
Una storia oramai dimenticata, come tante altre delle cascine qui intorno.
Ci stiamo lentamente perdendo la storia di queste terre, di queste piccole realtà agricole vera struttura portante nei secoli della bassa padana.
E anche di quell’Oratorio, che con i suoi 240 anni di storia ora è dimenticato da tutti e ricoperto di escrementi di piccioni.
Ecco un’altra chiesa gialla, non troppo distante, sempre abbandonata
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Giuseppe Allen