Credo che se la vita ti dà dei limoni, dovresti fare della limonata… e cercare di trovare qualcuno la cui vita gli ha dato della vodka e fare una festa.
Ron White
Nel sedicesimo secolo iniziarono ad essere realizzate, nei giardini rinascimentali e negli orti botanici, ambienti per il ricovero di piante durante la stagione fredda o per la protezione di specie particolarmente esigenti. In rapporto alla loro destinazione prevalente presero il nome di limonaie o aranciere, poichè concepite, in origine, per la protezione temporanea di piante di agrumi. Alle aranciere italiane fanno riscontro, in Francia, nel diciassettesimo secolo, le “orangeries”, fatte costruire a Versailles da Luigi XIV. In Italiale più famose e antiche sono quelle dei Giardini Vaticani nel 1513 e dell’ Orto Botanico dell’ Università di Padova nel 1545.
Le aranciere classiche erano costruzioni in muratura, con alte e larghe finestre nella parete esposta a mezzogiorno e con il tetto ricoperto da tegole o altro materiale, comunque non trasparente.Da questa prima concezione si passa progressivamente alla serra monumentale, con lunghe gallerie vetrate, che si inserisce nei giardini dei secoli XVII e XVIII per costituirne un elemento decorativo e funzionale. Attraverso una progressiva eliminazione delle pareti in muratura ed un proporzionale incremento delle superfici finestrate si arriva ne secolo XIX ad apprestamenti sinili alla serra moderna.
Tra le campagne lombarde abbiamo sscoperto una di queste limonaie abbandonata, uno straordinario esempio di architettura agricola costruita con uno stile ecclettico simile ad una castello. Purtroppo però è stata dimenticata tra i rovi dai proprietari ed è svincolata da qualsiasi obbligo delle belle arti così non è più stato fatto nessun tipo di intervento per mantenerla agli antichi splendori.
Anche la cascina e la villa padronale costruita davanti alla limonaia quasi a proteggerla dallo sguardo dei passanti, versano in pessimo stato ma i danni del tempo si notano soprattutto nella vecchia “serra”.
La struttura presenta infatti gravi danni strutturali ed è solo visitabile dall’esterno per il rischio alto di crolli. Ecco gli scatti della nostra esplorazione…
Una curiosità: cercando altre informazioni ho scoperto anche che questa struttura è addirittura avvolta dalla leggenda, quella di un fantasma. In paese, infatti, si racconta di uno spirito che appare nelle notti di luna piena: quello della figlia dei vecchi proprietari, scomparsa secoli fa in età prematura, che si manifesterebbe in sella ad un cavallo bianco, avvolta da lunghe vesti.
È triste vedere che edifici con valore storico e artistico vengano abbandonati all’ incuria del tempo. In Italia la cultura è la cenerentola nella scala delle priorità su cui investire. Come in questo caso sarebbe potuto diventare un sito di attrazione turistica. Peccato!