La famiglia si può immaginare come una ragnatela, un fiore, una tomba, una prigione, un castello.
Ronald David Laing
Un freddo mattino d’inverno, la nebbia, il maniero che appare come in un sogno in fondo al prato, passi faticosi tra i rovi fino ad una piccola porticina aperta verso le cantine e poi un dedalo di corridoi pieni di oggetti, questo è l’inizio della nostra avventura… In alcuni punti questo luogo non è proprio sicuro: calcinacci che crollano dal soffitto, pavimenti traballanti, questa struttura purtroppo sta veramente risentendo dell’abbandono ma questi muri andrebbero salvati perchè sono davvero intrisi di storia.
Questo castello infatti ha origini antichissime come il paese, fu una proprietà del leggendario Federico Barbarossa fino al 1152 quando con un atto lo donò alla Chiesa di Vercelli; negli anni a seguire appartenne ai conti di Biandrate, poi al Conte Ottone di Guido IV che lo cedette al Comune di Vercelli insieme a tutta la sua proprietà. Fu legato alla famiglia nobile degli Arborio e Si ricordano pure come proprietari le famiglie Albertani, De Blandrenis e quindi la nobile dinastia Thomatis a cui apparteneva il Giorgio d’Albano, Giudice Generale del Piemonte Inferiore nel 1426, indi nel 1435 Capitano di Santhià.
Proprio i consorti d’Albano si assoggettarono al Conte Amedeo di Savoia prestandogli fedeltà il 20 maggio 1407. Nel 1621 il duca Carlo Emanuele I di Savoia conferì al territorio lo status di contea, comprendente anche le frazioni Oldenico e Cascine San Giacomo, ed elesse come reggente Mercurino Filiberto Arborio di Gattinara. Morto il 16 novembre del successivo anno senza prole dal suo matrimonio con Margherita figlia del Gran Cancelliere Ottavio Cacherano, e senza averne disposto, a tenore delle patenti di infeudazione, restò unito al Marchesato di Gattinara, che passò al di lui nipote Mercurino Carlo Antonio figlio di Mercurino Alessandro.
Secondo gli storici, quando il Castello di Albano si trovava sotto la dominazione del Comune di Vercelli, era circondato da uno spalto e da un fossato, lungo il quale venivano piantati cespugli spinosi. La struttura di un vero e proprio castello gli venne conferita intorno al XIV secolo, dopo subì varie trasformazioni fino ad una ristrutturazione nel XIX secolo, che conservò comunque alcune parti antiche come la bella torre d’ingresso a pianta quadrata, risalente alla metà del XV secolo, sopraelevata nel Seicento con una struttura che incorpora gli originari merli bifidi (ancora riconoscibili), fornita di torretta angolare cilindrica.
Attualmente è in completo stato di abbandono.