Sin da piccoli ci hanno insegnato a suddividere il mondo in due grandi categorie: il bene e il male. Comportarsi in modo corretto e rispettoso era la via giusta da seguire. A questi due concetti è stata attribuita una vera iconografia: l’angelo rappresenta il bene, mentre il diavolo simboleggia il male e le sofferenze della vita. Secondo una tradizione, il diavolo ha un nome preciso: Lucifero. Quello che spesso non si racconta è che questo nome è stato utilizzato come sinonimo di un’altra entità: Satana. Il termine Lucifero significa “portatore di luce” e deriva dal latino lux (luce) e ferre (portare). La versione latina trova un corrispondente nel greco phosphoros (phos = luce e phero = portare). Nel contesto pagano e astrologico, il termine indica la stella del mattino, ossia il pianeta Venere, che è anch’esso chiamato Lucifero. Infine, Lucifero è diventato simbolo di una conoscenza inaccessibile all’uomo comune nella dialettica esoterica. Ma ad un certo punto le due identità si sono fuse, al punto da non distinguere più tra i due personaggi, trasformando così la stella del mattino in un simbolo di oscurità e pena.
Si narra che un giorno Dio presentò un nuovo ed arduo incarico: bisognava che qualcuno si attribuisse tutte le colpe e i peccati degli uomini, che rinunciasse a tutte le sue virtù e alla propria bellezza, fino a quando l’uomo non si sarebbe reso conto che ogni male è originato dal proprio stesso egoismo. La schiera di angeli esitò finché si udì, nel silenzio, la voce di uno di loro che accettava l’incarico. Non si trattò di un angelo qualsiasi, bensì dell’angelo più bello, del più virtuoso e del più vicino a Dio, si trattò di Lucifero. Non avrebbe potuto essere altrimenti. Questa versione della storia spiegherebbe anche perché, nel libro dell’Apocalisse, lo stesso Gesù si identificherebbe nel portatore di luce, riconoscendo in sé quello stesso angelo che rinunciò alla propria luce per compiere il volere di Dio e liberare gli uomini.
Questo palazzo è stato soprannominato Lucifero a causa di un salone completamente rosso, un colore che ricorda l’inferno avvolto nelle fiamme secondo l’immaginario popolare. Anche a casa mia avevo qualcuno soprannominato Lucifero, o meglio Satana: il mio gatto. Un felino terribile che nei momenti di rabbia graffiava tutti, lasciando segni indelebili sulla pelle. Odiato dal veterinario, era comunque capace di attimi di tenerezza indimenticabili. Cherie, questo era il suo nome, è mancato due giorni fa, ci mancherà con la sua pazzia e il suo affetto ma rimarrà per sempre nella foto del mio profilo su questo blog.
Addio mia piccola Cherie
M.E.R.A.V.I.G.L.I.O.S.E. non trovo altre parole per descrivere i tuoi scatti.
Grazie per renderci partecipi alle tue esplorazioni.
Grazie di cuore Angelo !
Quanta vita è trascorsa in queste stanze! E ora? Polvere e abbandono.
Stupenda carta da parati. Ricorda quelle di Morris. Anche i mobili, un vero peccato!