PRIMA CHE CROLLI…
Con la primavera, a centinaia di migliaia, i cittadini escono la domenica con
l’astuccio a tracolla. E si fotografano. Tornano contenti come cacciatori dal
carniere ricolmo, passano i giorni aspettando con dolce ansia di vedere le foto
sviluppate (ansia a cui alcuni aggiungono il sottile piacere delle manipolazioni
alchimistiche nella stanza oscura, vietata alle intrusioni dei familiari e acre
d’acidi all’olfatto), e solo quando hanno le foto sotto gli occhi sembrano
prendere tangibile possesso della giornata trascorsa, solo allora quel torrente
alpino, quella mossa del bambino col secchiello, quel riflesso di sole sulle
gambe della moglie acquistano l’irrevocabilità di ciò che è stato e non può
esser più messo in dubbio. Il resto anneghi pure nell’ombra insicura del
ricordo.
(Antonino) … sentiva che qualcosa nell’essenza dell’uomo fotografico gli sfuggiva, il segreto appello per cui nuovi adepti continuavano ad arruolarsi sotto le bandiere dei dilettanti dell’obiettivo, alcuni vantando i progressi delle loro abilità tecniche e artistiche, altri al contrario attribuendo tutto il merito alla bontà dell’apparecchio che
avevano acquistato, capace (a sentir loro) di produrre capolavori anche se
affidato a mani inette (quali venivano dichiarate le loro, perché là dove
l’orgoglio era puntato a esaltare le virtù dei congegni meccanici, il talento
soggettivo accettava di venire in proporzione umiliato).
Antonino Paraggi capiva che né l’uno né l’altro motivo di compiacimento era decisivo: il segreto stava altrove. (L’Avventura di un Fotografo di I. Calvino)
Una villa del 800 dimenticata tra le campagne, devi addentrarti tra la vegetazione per scorgerla in lontananza. Doveva essere una meraviglia, il patio dietro con una pergola con un enorme glicine sopra, un porticato che si sviluppa su tre piani rivolto a sud, una stanza completamente affrescata con vari paesaggi della Dora Baltea d’Ivrea.e le altre stanze vicino finemente decorate con motivi colorati.
Non rimane quasi più nulla di questa villa: una valigia in un angolo di quello che forse era lo studio, un letto nel giardino davanti a casa, il vecchio contatore nero appeso ai muri. Le scale oramai sono pericolanti, il terzo piano instabile, chissà quanto ancora resisterà prima di crollare in qualche punto, peccato perchè doveva essere un vero paradiso nascosto questo luogo.4
Io adoro fotografare queste dimore in avanzato stato di decadenza, mi piace cogliere i giochi di luce, il vuoto lasciato da chi ci abitava, i particolari e cercare di riportare in vita con i miei scatti la bellezza che c’era un tempo, non con due foto veloci ma perdendomi tra queste stanze vuote sotto un caldo e anomalo sole invernale…
ma lascio a voi la decisione se un po’ di questo incanto sono riuscita a riportarlo in vita!