LA CHIESA ABBANDONATA DI MADONNA DELLE VIGNE
Ognuno di noi è il suo proprio diavolo, e noi facciamo di questo mondo il nostro inferno
Oscar Wilde
Puoi ascoltare tutta la storia della leggenda qui: https://www.loquis.com/it/loquis/3027786/Lo+spartito+del+diavolo
Il Principato di Lucedio si trova in provincia di Vercelli, ora è un’azienda vinicola, ma durante il XVII secolo, però, pare che in questo luogo siano successi fatti molto strani e sinistri. Si racconta di sabba, evocazioni maligne, torture e un misterioso spartito del Diavolo dai grandi poteri.
Si racconta che nel 1684 nel cimitero di Darola, nel Principato di Lucedio, alcune streghe organizzarono un Sabba, ossia un convegno notturno in cui, secondo le dicerie popolari, tra danze, orge e atti sacrileghi si celebravano riti di carattere demoniaco. Proprio in seguito a questo rituale apparve una presenza malvagia. Gli incantatori o le streghe presenti persero il controllo del demone che sfuggito prese il controllo delle anime di alcuni monaci che risiedevano nella vicina abbazia. Questi posseduti dal maligno cominciarono a celebrare messe nere nella vicina chiesa della Madonna delle Vigne e iniziarono un periodo di soprusi verso le Novizie e i mendicanti del luogo.
Queste terribili azioni continuarono per ben 100 anni grazie all’isolamento dell’Abbazia. Quando però la voce degli atroci abusi si sparse, nel 1784, il Papa decise di mandare un esorcista da Roma affinché liberasse quei luoghi dalla presenza malefica.
L’esorcista riuscì a sconfiggere il demone e a relegarlo in una delle cripte della chiesa. Poi mise degli abati mummificati a guardia del demonio, seduti in circolo su degli scranni. Il pontefice fece poi chiudere l’abbazia e sconsacrare la chiesa. Si racconta anche che venne composta una musica sacra, in grado di rafforzare il sigillo che imprigionava il demone.
La musica in questione venne dipinta in un affresco presente nella sala della chiesa, rappresentate un organo con uno spartito. Questo spartito presenta però una stranezza: è bifronte. Può cioè essere suonato sia normalmente, leggendolo dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra, o al contrario, dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. La leggenda dice che se viene suonato normalmente, la musica rafforzerà il sigillo che imprigiona il demone, ma se viene suonato al contrario il demone sarà liberato.
Ancora oggi, pur essendo nel degrado più assoluto, il santuario della Madonna delle Vigne è un esempio fulgido di barocco piemontese.
Si tratta di un edificio a pianta ottagonale con un soffitto a cupola.
L’ottagono ha un valore simbolico. In posizione orizzontale, il numero 8 (otto) simboleggia l’infinito. Per alcuni, il numero in questione simboleggia anche la transizione. Per il Cristianesimo, infatti, la morte non è la fine di tutto ma è il passaggio ad una vita eterna. Inoltre, le chiese a pianta ottagonale, come quelle a pianta circolare, hanno una funzione contemplativa e meditativa, a differenza di quelle pianta basilicale, le quali sono luoghi di processione.
Nonostante le pessime condizioni, gli interni hanno ancora pregevoli affreschi e stucchi, con raffigurazioni scultoree di cherubini.
Gli architetti che lo realizzarono furono Antonio Bertola (8 novembre 1647-13 settembre 1715) e Giovanni Battista Scapitta (17 gennaio 1653-dopo il 1710).Scapitta realizzò la cupola sul modello della chiesa di Santa Caterina di Casale Monferrato. Molti artisti del barocco piemontese operarono in quel santuario. Nella piccola abside, si vede ancora oggi l’altare sovrastato da una nicchia che era occupata da una statua della Madonna.
Secondo le testimonianze, la chiesa era ancora in funzione negli anni ’20 e la statua veniva portata in processione per la benedizione dei terreni e dei frutti. Nel 1926, il principe Carrega Bertolini di Lucedio morì. Nel testamento, egli divise l’abbazia di Lucedio e quella di Montarolo tra i suoi due figli. Così iniziò il declino del santuario, la cui sconsacrazione sarebbe avvenuta intorno al 1967, nonostante (in precedenza) si fosse tentato di fare qualche progetto di restauro promosso da prelati come il vescovo di Chiavari, un tal monsignor Giovanni Gamberoni (24 settembre 1867-17 febbraio 1929). L’edificio cadde nell’oblio, fino al 1999.
La vegetazione lo nascose, quasi come se la natura avesse voluto celare il presunto ed inquietante segreto che per secoli avrebbe portato. Nel 1999, l’archeologo Luigi Bavagnoli, fondatore del Gruppo Teses, si imbatté nell’edificio, vi entrò e trovò il presunto “Spartito del diavolo”.
La ce la mia sosia
Io sono lucifer monitar
Dove voreo corpo mimanca
La ce la sosia
Fate venire monaci cistercensi sol quale vie