Dovremmo considerare persi i giorni in cui non abbiamo ballato almeno una volta.
(Friedrich Nietzsche)
Potete ascoltare tutta la storia qui: https://www.loquis.com/it/loquis/4290498/Il+Dancing
La sera dopo il lavoro riuscire a scappare fino al dancing a ballare o prendersi un gelato era una magia… Si era davvero un posto magico, un luogo che ci faceva sognare e Paola era un personaggio unico. Questi e tanti altri racconti riaffiorano nella mia mente quando varco la porta laterale di questo luogo, sventrata e distrutta per provare a rubare ancora qualcosa dentro questo luogo oramai dimenticato da tutti.
Mi batte il cuore forte, per la prima volta in tutti questi anni di esplorazioni mi sembra di entrare senza permesso in un luogo, mi sembra di violare questo spazio magico che è stato un incanto, un piccolo paradiso per le persone che abitavano qui in zona per tutti i quasi quarant’anni che è stato aperto. Ma soprattutto è stato il sogno ad occhi aperti per lei Paola, la proprietaria e per suo marito Tonino, il suo amore unico e indissolubile, un amore di altri tempi che sapeva di favola, nonostante gli sguardi e gli apprezzamenti di tutti gli uomini che si avvicinavano al bancone per quella donna fuori dal comune ed elegante.
Lei era una donna forte, giunonica, me la ricordo ancora negli ultimi anni con i suoi capelli color violetto, sempre perfetti, i vistosi monili, gli abiti ornati da paillettes che si cuciva da sola e i suoi cappelli che ho ritrovato abbandonati tra i divanetti della sala da ballo. Era nata a pochi chilometri da questo piccolo angolo addossato al fiume, fin da piccola aveva seguito il padre al pascolo tutti i giorni, mattina e sera, prima e dopo la scuola, persino la domenica. Una vita senza voli di fantasia fatta di fatica fin da piccolissima: nessun giocattolo né bambole e tre film in tutto visti al cinema.
Mi ricordo di aver sentito la sua testimonianza in un documentario, raccontava che appena ragazzina aveva lavorato un giorno intero sotto il sole a legare covoni di fieno per comprarsi una borsetta alla moda, ma proprio in quelle ore di duro lavoro si era ripromessa che non avrebbe mai da adulta lavorato in campagna e non avrebbe sposato un uomo che avesse avuto anche solo un orto da curare! Così fu infatti, conobbe Tonino e comprarono la sala da ballo e vissero lì insieme tutta la loro vita fatta di balli, di serate, di giochi alla bocce davanti al dancing. Superarono le crisi e la grande alluvione che riempi di fango tutta la sala, resistettero stretti uno all’altro come in un passo di Tango, circondati dagli amici di infanzia e del paese che ogni sera erano lì con loro ad aprire le danze. Ma gli anni passarono Tonino si ammalò, venne a mancare e con lui un pezzo di Paola che chiuse il locale e per anni abitò li in ricordo degli anni migliori usando il bar come sala da pranzo, riempendo le mensole di ricordini e fotografie, di bomboniere e di pezzi di vita suoi e degli altri…
Ora i ladri hanno rivoltato tanti cassetti, buttato per terra e calpestato i ricordi di una vita ma se osservo bene c’è ancora tutto di quel luogo: il palco, le vecchie locandine, le bottiglie sui ripiani del bar, testimoni dei gusti di allora, quelle più pregiate ricoperte con i centrini fatti a mano, il cartello con le tariffe d’ingresso per dame e cavalieri e del caffe a 1400 lire. Mi vengono le lacrime agli occhi, vorrei risistemare tutto, chiamare la gente del paese e invitarli a ballare, come si faceva nelle calde sere d’estate tanti anni fa, nel prato davanti in onore di Paola e di Tonino.
Vorrei che i ragazzini dei dintorni, che non conoscono questo posto, che invece di guardarsi negli occhi dei loro coetanei guardano lo schermo di un pc o di un cellulare , scoprissero cos’erano le balere per i loro nonni, cos’era la magia di questi posti fatti di baci rubati, di balli stretti stretti, di passione ma soprattutto erano luoghi fatti di sogni, di amicizia e di allegria.
Ma per ora mi limito a chiudere gli occhi e a rivivere con l’immaginazione questo luogo che era pura gioia di vivere, spero con tutta me stessa che qualcuno decida di prendersi nuovamente a cuore questo piccolo angolo di paradiso che è stato un pezzo di storia del nostro territorio e mi chiedo se noi siamo ancora in grado di vivere intensamente le nostre vite come ha fatto Paola…
Questa storia del dancing mi è piaciuto molto. Sono rimasta affascinata.
Ciao Lorena, complimenti per l’affetto ed il rispetto che dimostri parlando di questo luogo, e dei suoi proprietari. Ho conosciuto il Dancing da due filmati urbex, e sono rimasta incantata. Poi ho saputo che una scrittrice gli ha dedicato un libro e lo ho acquistato e letto. Testimonianza di tempi che non esistono più. Mi sono affezionata alla signora Paola, pur non avendola mai conosciuta, e vedere questo posto e le cose che lei ha tenuto con tanto amore, in stato di abbandono o peggio, diventate preda di ladruncoli di passaggio, mi rende triste. Spero come te, che si tenti un recupero e lo si faccia in tempi brevissimi.
Le tue foto regalano emozioni.