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HEREM
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HEREM

LA MALEDIZIONE DELL’ABBANDONO

“La maledizione di noi esseri umani è che siamo intrappolati nel tempo; la nostra maledizione è che siamo costretti a interpretare la vita come una sequenza di eventi, una storia, e quando non riusciamo a capire quale sia la nostra storia personale, allora in un certo senso ci sentiamo perduti.”

DOUGLAS COUPLAND

Potete ascoltare tutta la storia qui: https://www.loquis.com/it/loquis/2937029/Herem

Un’anno e mezzo fa ho inaugurato la mia prima vera mostra fotografica, si intitolava Herem ed era stata creata in collaborazione di Samuele Silva.

Parlava di abbandono, ma di una categoria particolare dell’abbandono delle strutture ecclesiastiche e parlava di fede, anche qui non sempre in modo positivo.

Il titolo HEREM  fa riferimento ad una parola  ebraica di origine antichissime teorizzata nel Deuteronomio che designa uno spazio sacro intoccabile di proprietà divina «consacrato» a Dio, ma non come tutti possiamo pensare, bensì attraverso una sorta di olocausto e con una loro radicale distruzione.

Questa Parola quindi indica un anatema, una maledizione, un sacrificio di un luogo o di una cosa ormai maledetta, che non si può più toccare e utilizzare ma che deve essere completamente distrutto. Questa maledizione noi l’abbiamo lanciata proprio su questi luoghi…

Infatti questo nostro progetto non voleva essere solo una mostra fotografica,

ma voleva portare lo spettatore a riflettere su cosa sta succedendo in questi anni e a guardarsi attorno ed osservare quante chiese, conventi, seminari abbandonati ci circondano e che abbiamo smesso di osservare presi dal nostro frenetico tran tran di tutti i giorni

Perchè l’abbandono di certi spazi è solo stato il primo sintomo di un fenomeno più grande di allontanamento dalla religione, di disgregazione del concetto di comunità, di nuove ideologie. Non voglio con questo dire che sia sbagliato o giusto, non voglio commentare dandovi delle conclusioni volevo e voglio ancor oggi con questo mio articolo farvi riflettere. Farvi pensare a questi spazi dimenticati che potrebbero avere una seconda vita, magari diversa di quella per cui sono stati costruiti ma forse più utile alla comunità.

Come completamento della nostra esposizione avevamo pubblicato anche un libro con una bellissima prefazione di Piergiorgio Odifreddi, ma esiste anche una chiosa di Enzo Bianchi che per questioni di tempi sbagliati non è stata inserita nel libro ma solamente pubblicata vicino alle fotografie esposte durante la mostra.

Nella sua lettera si parlava di questa maledizione sugli edifici ma anche proprio sulla Chiesa stessa, sulla crisi della fede cristiana e dell’indifferenza verso ogni espressione religiosa che ormai predomina. Si raccontava che questi luoghi potrebbero essere luoghi di silenzio e contemplazione, luoghi di arte, bellezza e cultura e che invece li stiamo lasciando morire. Si parlava del grido che questi luoghi stanno lanciando che non sta ottenendo nessuna risposta.

Enzo Bianchi ha scritto questa frase per concludere: “tutto ciò che il deserto acquista è una perdita, tutto ciò che al deserto è sottratto è vita.

Vi lascio alle ennesime mie fotografie di una piccola chiesetta di campagna abbandonata e vi chiedo di provare a pensare la prossima volta che vedrete una chiesa chiesa dimenticata che sta crollando a cosa potrebbe essere per la nostra comunità, magari un piccolo locale per una mostra, un centro d’incontro, un luodo dove entrare e riposare la mente stanca da questa vita che a volte ci porta a dimenticare tutto il bello che ci circonda…

Un commento

  1. Pingback:Tra i rifiuti - Lorena Durante

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