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Formato 126 mm
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FERRANIA – LA FABBRICA DEI FILM (fabbrica italiana lamine Milano)

Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.

Ingmar Bergman

Un’ esplorazione meravigliosa in una luogo pieno di storia: la fabbrica di Ferrania.

Potete ascoltare tutta la storia qui: https://www.loquis.com/it/loquis/2854778/La+Fabbrica+delle+pellicole+dei+Film

 Iniziamo con la sua storia: l’azienda nasce dalle ceneri della milanese Società italiana di prodotti esplodenti (Sipe), fornitrice dell’Esercito e della Marina, che nel 1906 acquisì un dinamitificio francese di Cengio, ponendo le basi perché la Val Bormida diventasse un importante polo dell’industria chimica nazionale (proprio qui anni dopo prenderà vita l’ACNA che molti conosceranno per i problemi di inquinamento della zona, ma questa è un’altra storia). Con il primo conflitto mondiale, Sipe arrivò a produrre fino a 100 tonnellate di esplosivo al giorno e fu così che si espanse aprendo, nel 1915, lo stabilimento di Ferrania.

Veniva prodotta una miscela esplosiva molto richiesta dall’esercito russo. Ma la guerra, fortunatamente, finisce e la domanda di questo particolare tipo di polvere diminuisce drasticamente così ,nonostante la SIPE avesse ancora un buon numero di commesse relative ad altre tipologie di polveri esplodenti, avviò, grazie ad una lungimirante visione, la riconversione degli impianti per la produzione di cellulosa e anche per la produzione di pellicole cinematografiche.

Nacque la Fabbrica italiana lamine Milano (Film), che di guerra si occupava solo in versione cinematografica.

La società, però, non decollava: nel 1925 i francesi cedettero gratuitamente la loro partecipazione al Credito Italiano, banca subentrata a Sipe, ormai in crisi. 

Tra il 1921 e il 1925 vengono assunti alla FILM due personaggi che si riveleranno poi fondamentali per il futuro successo dell’azienda: l’Ing. Luigi Schiatti e il Dott. Franco Marmont che nel 1925 ne assume la direzione con l’incarico di guidare l’azienda verso la liquidazione.

FOTO D’EPOCA TROVATE SUL WEB(La fabbrica e l’arrivo dei lavoratori in stazione)

E qui accadde un miracolo, i due neo assunti invece di portare l’azienda verso la liquidazione portarono l’azienda verso il rilancio.

Marmont, infatti, nel probabile tentativo iniziale di smaltire le scorte di pellicola a magazzino, mise sul mercato una quantità di materiale a prezzo ribassato, ma la qualità del prodotto e le migliorie agli impianti portate da Schiatti decretarono il successo dell’iniziativa, tanto da portare in pareggio il bilancio della FILM già nel 1926.

Nel 1932, dopo l’annessione della CAPPELLI di Milano, rinomata azienda produttrice di lastre fotografiche e fotocamere, venne costituita la FERRANIA – Fabbriche riunite prodotti fotografici FILM e CAPPELLI.

Dal 1935 la proprietà della FERRANIA passa poi all’IFI o Istituto finanziario industriale, holding finanziaria del gruppo Agnelli.

Ma la fabbrica nel frattempo ha continuato ad evolversi, partono nuovi progetti e tra questi, nel 1938, fu avviato il laboratorio per la ricerca sul colore. Nel 1941 tra mille difficoltà legate alla scarsità di materia prime, venne creata la prima pellicola invertibile a colori per fotografia.

Con la fine della Seconda Guerra mondiale iniziò per Ferrania una fase di rinascita che vide nel 1946 la presentazione della nuova pellicola Ferracolor 12 ASA e qualche anno dopo, nel 1949, il primo negativo cinematografico a colori, denominato “tipo 51”, che risultava maggiormente conveniente, soprattutto per le piccole tirature, rispetto al procedimento Technicolor.

Intanto in Italia vennero girati i primi cortometraggi, tra i più famosi nel 1952 il primo lungometraggio “Totò a Colori” con la regia di Steno.

I grandi progressi ottenuti nel colore consentirono di progredire anche nelle emulsioni per il bianco nero fino alla produzione della P30 con la quale venne girato il film “La Ciociara” con Sophia Loren e la regia di Vittorio de Sica, che ottenne l’Oscar nel 1960.

Sulla scia del successo ottenuto da questa pellicola cinematografica, FERRANIA sfruttò la notorietà raggiunta per commercializzare una pellicola fotografica con lo stesso nome della pellicola cine, ovvero la p30.

Nel 1964 FERRANIA viene venduta da IFI a 3M Corporation of America per 55 milioni di dollari, il che fornisce una certa idea del grande valore che aveva l’azienda all’epoca. Per la casa statunitense fu la più grande acquisizione in oltre sessant’anni di storia. Josef Kuhn, ex vicepresidente senior di 3M, affermò successivamente che Ferrania disponeva di una tecnologia eccellente per la produzione di pellicola cinematografica e fotografica con un livello ben più elevato di quello di 3M.

Nel 1971 divenne 3M Italia, con quasi 4mila dipendenti nella sola Ferrania e una nuova sede a Segrate, in provincia di Milano. Negli Anni 80 e 90 Ferrania fu parte integrante della multinazionale; lo stabilimento non produceva soltanto pellicole per il cinema, ma anche per il settore medico, nel campo della diagnostica per immagini. La forza lavoro scese progressivamente, fino a tornare sotto le 2mila unità.

Nel 1996 3M smise di occuparsi delle tecnologie dell’immagine e trasferì i settori del fotosensibile e del magnetico a una nuova compagnia indipendente, con sede americana, che prese il nome di Imation. Lo stabilimento passò alla nuova società: ci fu una nuova contrazione degli addetti e degli investimenti, l’esternalizzazione dei servizi, la chiusura di varie filiali europee. Nel 1998 l’imaging medicale (quasi il 60% del fatturato) venne ceduto a Kodak; i dipendenti erano ormai meno di 1.000. La crisi societaria si fece più dura; intervennero fondi esteri, si ricorse alla Cassa integrazione.

Nel 2004, con 850 dipendenti e 70 milioni di debiti, Ferrania fu posta in amministrazione straordinaria. Dipendenti e abitanti si mobilitarono, ma senza successo. Ne derivò un profondo malessere sociale e territoriale. Nel 2005 la fabbrica venne acquistata all’asta da una cordata di imprenditori genovesi, che diede vita a Ferrania Technologies, per la produzione di pannelli fotovoltaici, intermedi farmaceutici, chimica per imaging. Ma la stagione del fotosensibile, con l’avvento del digitale, era definitivamente terminata. Si cessò la produzione della pellicola e i pochi lavoratori rimasti vengono posti in mobilità, fino alla definitiva chiusura.

Da ricordare assolutamente nella storia della fabbrica, per la sua importanza storica, la rivista omonima Ferrania, pubblicata dal 1947 al 1967 che ha raccolto immagini di fotografi famosi quali Gianni Berengo Gardin, Mario De Biasi, Ernesto Fantozzi, Mario Giacomelli, Uliano Lucas, Pepi Merisio, Fulvio Roiter, solo per citarne alcuni.

Ferrania, però, non è stata solo una parabola discendente: è anche una storia di riscatto sociale, di una fabbrica che, grazie alla sua presenza, ha contribuito allo sviluppo integrale di un territorio diventato, al pari dello stabilimento, attrattivo per giovani talenti, neolaureati (in un’epoca in cui ciò non era frequente) e famiglie. Ferrania non era solo la fabbrica, tutto intorno ad essa si svilupparono servizi per i lavoratori e le loro famiglie: il dopolavoro, il cinema, gli appartamenti

C’era grande attenzione alla realizzazione del prodotto finale, che racchiudeva tutta la fierezza di chi aveva contribuito al progresso, in esso incarnato. “Ferrata di ferro / di fervore / di volontà filmania”: inizia così una lirica dedicata a Ferrania dal poeta futurista Farfa (pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini), che rappresenta l’azienda come un grande organismo vivente. La volontà di miglioramento, tra gli operai e gli impiegati, era tangibile. Grande era la collaborazione ed efficace la comunicazione interna –come emerge dagli archivi– anche quando gli addetti erano ormai qualche migliaio.

Ma in realtà qualcosa a Ferrania ha ripreso a vivere negli ultimi anni, con il forte ritorno della pellicola e del vintageuna nuova azienda, fondata da Nicola Baldini e Marco Pagni, ha ripreso a produrre, nello stabilimento FILM Ferrania di Cairo Montenotte, una nuova versione della celebre P30. Sono piccoli frammenti di memoria, un ritorno al passato, per non dimenticare una storia davvero importante. Lo abbiamo scoperto nel bel mezzo della nostra esplorazione, quando ci siamo ritrovati davanti ad una telecamera e ad un edificio nuovamente attivo proprio davanti all’ingresso principale.

Ferrania sta cercando di rinascere e lo fa anche con un bellissimo Museo dedicato alla fabbrica e al Cinema che parla di questa azienda storica tutta italiana e del suo percorso lungo un secolo.

Se volete scoprire di più ecco la fabbrica nel 2015: https://www.repubblica.it/tecnologia/2015/01/23/foto/ferrania_le_immagini_della_fabbrica_ecco_dove_nasce_la_pellicola-105522635/1/

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Un commento

  1. giuliano

    Mi congratulo per l’esattezza del resoconto. Ho lavorato in 3M Milano e Ferrania per 18 anni, gli anni dei successi e degli ultimi sogni. Solo alcuni di noi (Ricerche comprese) capivano il degrado tecnologico e di investimenti verso cui si stava andando. Combattevamo perchè la società della Valbormida non deperisse come invece avvenne dopo. In questo nostro sogno desidero ricordare il ruolo del Comune di Cairo che cercò anche lui di frenare il degrado e la fuga minnesotiana. In particolare un grazie ai miei onesti interlocutori e amici Oscar Assandri e, soprattutto, Osvaldo Chebello. Ferrania – addio !

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