Il primo bene di un popolo è la sua dignità.
CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Non voglio scrivervi la storia del famoso ministro del regno di Sardegna e neanche quella di Leri Cavour, il borgo della famiglia Cavour tanto caro al Conte dove lui visse e iniziò a sperimentare nuove tecniche di coltivazione del riso.
Voglio raccontarvi una storia a lieto fine.
Dopo la morte di Cavour e del fratello Gustavo il loro patrimonio venne spartito tra Giuseppina e Ainardo(figli di Gustavo). Ainardo donó Leri all’ospizio Generale di Carità di Torino che ne mantenne la proprietà fino al 1920 circa. L’ultimo proprietario, l’ingegnere Viganò di Torino, dovette subire l’espropriazione da parte di Enel che aveva intenzione di costruire il secondo polo nucleare di Trino. Il referendum successivo all’incidente di Chernobyl bloccò il nucleare in Italia e la centrale venne attivata ma a ciclo combinato. Fu una centrale all’avanguardia ed una delle meno inquinanti. Attualmente la centrale è in fase di smantellamento.
Il Borgo a quel punto, abbandonata la funzione di azienda agricola, divenne sede di uffici Enel, magazzino e poi facile preda di vandali. Nel 2007/8 venne ceduto da Enel al Comune di Trino alla cifra simbolica di 1000 euro. Il comune porto avanti una serie di restauri nel 2011 in occasione del 150 ° anniversario dell’Unità d’Italia con cui sembrava che finalmente il borgo avrebbe avuto nuova vita.
Purtroppo come sovente accade tutto il progetto di recupero si arrenò e Leri rimase abbandonato da tutti. Le mie foto risalgono a qualche anno dopo. Qualcuno era entrato aveva rotto i sigilli delle porte e il paese con la splendida chiesa del 700 era di nuovo in pericolo. Un paio di anni dopo un fatto terribile segno queste mura: alcune persone deturparono i saloni affrescati della villa del Conte con dei graffiti, si aprì dunque un’enorme ferita e si capì che bisognava agire in fretta.
Queste sono le parole di MARCO GRILLI, uno storico e critico dell’arte proprio su questo fatto:
Leri Cavour, piccola frazione del Comune di Trino, in provincia di Vercelli, è stata pesantemente danneggiata con un murales che ne ha minato la storia culturale. Una residenza importante, proprietà della famiglia Benso tra i cui esponenti annovera proprio Camillo Benso, una figura storica da tutti conosciuta. Un luogo abbandonato, è vero, ma che non merita questo trattamento: un luogo della storia così importante dovrebbe essere valorizzato e tutelato come gioiello di inestimabile valore per la nostra stessa esistenza. Una testimonianza del passato giunta sino a noi, che abbiamo il dovere morale di tramandare alle generazioni future. Sono le Istituzioni, è vero, chiamate a svolgere il ruolo di tutela e valorizzazione, ma dove questo non avviene per i più svariati motivi, è giusto intervenire per la salvaguardia del patrimonio che ci è stato donato. Questo angolo verde della provincia vercellese merita di essere vissuto appieno e non vandalizzato: è un bene che non deve essere saccheggiato, vandalizzato e depredato perché abbandonato. E’ un patrimonio di tutti, anche di chi lo ha distrutto, che ha ferito dapprima la sua anima, poi quella del mondo.
Ora ripulire quelle pareti non sarà semplice, o meglio sarà costoso: le difficoltà di rivalorizzazione dell’intera area di certo non avevano bisogno di questo murales; un tassello in più che allontana la rinascita della storica residenza della famiglia Benso.
C’è un programma ben delineato per la rinascita di Leri: secondo quanto riportato dai principali organi di stampa, nel giugno 2020 Palazzo di Città vuole organizzare un evento dal titolo “Leri Cavour Festival” per porre attenzione su Leri e sul suo recupero. Allo stesso scopo è nata l’associazione “L.E.R.I” fondata da Roberto Amadè e Marianna Fusilli. Ben vengano queste iniziative che devono essere perseguite e mai ostacolate; ben venga la volontà comunale di dare nuova linfa vitale al borgo di Leri, con un impegno che va avanti da più di un anno.
L’umanità ogni giorno perde un tassello della sua storia, identità ed esistenza: abbiamo l’obbligo morale di interrompere questo flusso e invertire la rotta. Speriamo che l’amore per l’arte e la cultura, nostra stessa identità e storia, riesca a prevaricare ogni difficoltà per la rinascita culturale italiana.
Per fortuna qualcuno come avete letto nella lettera ha continuato a lottare per questo posto e per la sua salvezza.
Da qualche anno infatti è in mano all’associazione L.E.R.I. Cavour (acronimo di laboratorio educativo risorgimentale italiano) che, dopo avere chiuso gli accessi ai vandali, si occupa di tutelarlo, promuoverlo e valorizzarlo.
Leri finalmente non è più un luogo abbandonato e ora il principio ispiratore dell’associazione è proprio la Rinascita!
https://associazionelericavour.it/
Come si può leggere nel loro sito hanno idee importanti per questo luogo:
Tra i progetti a breve termine c’è la creazione di un giardino condiviso e l’organizzazione di eventi di promozione di varia natura. Obiettivo primario è inserire Leri nel circuito dei percorsi cavouriani ed in quello del turismo lento attraverso la collaborazione con realtà affini (I.ta.ca.festival del turismo responsabile è una di queste). L’associazione si prefigge anche la promozione del Borgo e la sua rinascita attraverso la sollecitazione dell’imprenditoria privata. Albergo diffuso, ristorante, agriturismo, osteria, spa, piccole botteghe di prodotti tipici piemontesi, organizzazione di eventi, sport e natura, nella nostra visione, si potrebbero fondere perfettamente a Leri .
Gli immobili di notevole importanza storica, come la Casa, le Scuderie e la Chiesa potrebbero diventare dei meravigliosi contenitori culturali in cui sperimentare nuove forme di intrattenimento e trasformare Leri nel “quartier generale delle Grange ” seguendo proprio l’esempio del Cavour Sperimentatore. Nelle prospettive dell’associazione Leri, piccolo crocevia per viaggiatori ma anche rifugio per animi inquieti, potrebbe diventare un luogo sia per famiglie che per viaggiatori solitari.
QUESTA VOLTA FINALMENTE VINCERA’ SU TUTTI LA CULTURA E IL RECUPERO DI PEZZI IMPORTANTI DELLA NOSTRA STORIA NAZIONALE.