In questo piccolo paesino una compagnia di dilettanti si esibiva in paese fin dalla prima metà del secolo XVII. Nel corso di una seduta consigliare del 7 marzo 1633 si dà ordine al massaro di pagarli per gli spettacoli fatti per il carnevale appena trascorso, considerando che è ‘stile antico e costume’ che la Comunità dia il suo contributo in tal senso e si decide di lasciargli l’utilizzo di una stanza nella casa di detta Comunità.
Ecco che inizia l’avventura di questo teatro, fatto e rifatto tante volte per poi essere chiuso definitivamente a causa del terremoto…
l nucleo originario di questa casa risaliva al sec. XIV ed era il voltone di ingresso al Castello con ponte levatoio. Dal 1486 con un ampliamento accoglieva l’alloggio del corpo di guardia, il carcere e al piano superiore la sala del Consiglio della Comunità.
Nel 1693 grazie ad ulteriori aggiunte nell’area sud vi si ricava anche una scuola ed una seconda sala al piano superiore. A partire dal 1732 questo edificio non viene più utilizzato dal Consiglio Comunale e si avvia a diventare un vero e proprio teatro dotato di palchetti.
Ma a causa della guerra di successione tra franco-spagnoli e tedeschi, che vede questi territori invasi dai contendenti, il progetto si ferma. Viene ripreso soltanto nel 1755 e completato, pare, quattro anni dopo. Per oltre un secolo questo teatro sarà gestito dalla famiglia C. .
Poi passò sotto il controllo dell’Amministrazione Comunale che nel 1882 procede alla risistemazione della struttura resa fragile dal tempo e dall’usura. Non conosciamo l’esatta entità di queste opere, né lo stato di tutto l’impianto, che pare abbia funzionato ancora per qualche tempo, in quanto nel 1891 vengono pagate al pittore Luigi Morsiani L. 400 per alcune scene su tela: un bosco, una camera nobile, una sala da ballo, una piazza, un giardino, una marina,.
Ma evidentemente gli interventi sono insufficienti e il teatro, compreso l’edificio che lo contiene, sono giudicati irrecuperabili, pertanto vengono distrutti nel 1903. Soltanto grazie alle perizie effettuate prima della demolizione è possibile ricostruire l’antico edificio. Nel 1905 viene affidato ad Arturo Prati, uno dei maggiori esponenti emiliani del rinnovamento modernista, il progetto dell’attuale Teatro Comunale, inaugurato nel 1907.
Grazie alle fotografie storiche possiamo vedereil primitivo assetto di questo teatro giustamente definito: singolare, innovativo ed essenziale. La cavea aveva una struttura assai particolare caratterizzata da pianta ellittica, un ordine di palchi con sottili colonnine in ghisa e archi a sesto ellittico; quindi al secondo ordine vi erano tre soli palchi centrali racchiusi in una sorta di loggia decorata con motivi liberty, affiancata simmetricamente da semplici gradinate con ringhiere in ferro; infine al terzo ordine un loggione centrale di proporzioni contenute. Questo assetto, probabilmente di gusto troppo moderno, fu giudicato, dalla borghesia agraria del piccolo paese, inadeguato alle proprie esigenze.
Quindi, pochi anni dopo, nel 1923-24 il teatro venne completamente modificato con un progetto che propose un impianto più tradizionale – lo stesso giunto fino ai giorni nostri – costituito da un primo ordine di galleria, due ordini di palchi e un loggione finale, che conservano il profilo ellittico.
Fu modificato anche l’atrio d’ingresso, mantenendo solo il bel balconcino posto in corrispondenza dei palchi centrali, mentre furono eliminate le due brevi rampe che conducevano ai palchi di prim’ordine. Quindi dell’opera di Prati restano, attualmente, soltanto la bellissima volta decorata a motivi floreali in puro stile liberty e pochi altri particolari, tra cui il lampadario centrale.
Putroppo questo magnifico teatro ha subito seri danni in seguito al terremoto dell’Emilia del 2012, che lo ha reso gravemente inagibile provocando crolli nella parte posteriore e profonde crepe ai muri portanti
Vi segnalo questo sito in cui sono raccolti scatti e storie legati al territorio modenese e al terremoto che ha subito che ha cambiato la vita a molte persone che abitavano in questo territorio oltre che a molti luoghi che sono rimasti abbandonati a se stessi come questo: